Come tradurre questa frase dal latino?
Questa è la domanda fatale, finale, fatidica, la domanda che a seconda della risposta corretta o sbagliata cui vi si trova può determinare la compromissione di una intera versione.
Un 21/12/2012 Maya, il terrore stile anno 1000, un'ecatombe della propria media in latino.
Detto ciò, una cosa è ovvia: se una frase non ci viene è perchè la stiamo analizzando nel modo sbagliato.
Come tradurre allora nel modo corretto?
Le strategie per approcciarsi alla traduzione non sono univoche, ognuno ha le sue preferenze soggettive, ed è giusto. Tuttavia esistono un paio di regolette, strategie e trucchetti che ci possono aiutare a non prendere fischi per fiaschi.
Tradurre dal latino presenta due difficoltà:
1- capire il messaggio che una frase ci vuole comunicare
2- passare il messaggio in un'altra lingua che verosimilmente avrà caratteristiche del tutto diverse.
Capire questo doppio passaggio non è scontato nè così immediato. Però è molto importante.
Anzitutto ci fa comprendere che non sempre fare la cosiddetta "traduzione letterale" è possibile, perchè un costrutto che rende significato in latino può non darlo in un'altra lingua, che deve adattarsi secondo le proprie modalità espressive logico-grammaticali (il più possibile però mantenendo inalterata in traduzione la struttura della frase di partenza; e da qua nasce il problema di quanto ci si possa staccare dalla traduzione letterale e sforare nella libera).
Seconda cosa, ci fa capire che prima vale la pena di comprendere che cosa i Romani ci volevano dire e solo dopo tradurre in italiano. Tentare di fare le due cose a tempo spesso è controproducente, addirittura fuorviante. Sbagliare nell'uno o nell'altro passaggio è ugualmente controproducente perchè o ci fa dare un senso che in latino non c'era -perchè si è frainteso o "suonava bene" oppure ci fa creare frasi in un italiano poco corretto.
Il motivo di ciò ce lo da il terzo e ultimo punto: la conoscenza della grammatica o meglio DELLE GRAMMATICHE, quella latina e quella italiana (o quella che preferite), infatti, è essenziale per l'analisi logica ( che indica complementi, apposizioni, ecc), per l'analisi del periodo ( quella che individua principale, reggenti, subordinate,...) e grammaticale (vi ricordate quelle cose tipo "Mangio: prima persona singolare del verbo mangiare, indicativo presente attivo"; oppure "casa: nome comune di cosa, femminile singolare") che stanno alla base della lingua stessa come mattoni relazionali costitutivi; sapere termini tecnici e definizioni + buona cosa all'interno di una lingua ma queste nozioni diventano tanto più importanti all'atto della conversione da lingue dove due strutture più o meno diverse sono messe a confronto. Per la traduzione latino-italiano siamo facilitati perchè, per ovvie ragioni, essendo l'italiano tutto sommato una evoluzione del latino, le due lingue hanno struttura funzionale simile (simili complementi, simili subordinate, ecc). Per questo è possibile comparare pressocchè direttamente le due analisi logiche e grammaticali e rispondere a domande come "Come si esprime il complemento di fine in latino?" Certo se non si sa che cos'è un complemento di fine e addirittura che in italiano esiste con tutta una sua casistica espressiva....non ci sono mezzi termini: non si può tradurre dal latino. Sennò magari si identifica che quello strano costrutto è ciò che corrisponde al mirabolante nome di -che ne so- subordinata concessiva, ma in italiano non si sa come renderla in analogo. E' importante insomma conoscere la grammatica della lingua di partenza ma anche-se non soprattutto- quella d'arrivo.
Quindi, all'atto dello studio, prima è bene imparare come una determinata parte del discorso si chiama e si esprime in italiano, poi aggiungere a questa nozione il nome della corrispondente funzione in latino e come essa si esprima. In teoria i professori di italiano dovrebbero insegnarci sin dalle elementari elementi di analisi logica e grammaticale italiana, ma noto con dispiacere che soprattutto di recente queste cose sono state insegnate -se sono state insegnate- male e con un approccio del tutto mnemonico. Avere ben chiaro come si costruisce la sintassi di una frase (questo è il nome tecnico delle relazioni tra parole), invece, è fondamentale per poter dire di saper usare la propria lingua. Facendo ciò si verrà a creare in automatico una rete relazionale tra le due lingue che vi permetterà di ricondurre facilmente un modo di esprimersi all'altro, della serie accusaivo semplice=complemento oggetto (di base). Solo sapendo la lingua propria di partenza (che è verosimilmente quella in cui si traduce) si può capire bene il latino. Capite che se un italiano dovesse tradurre latino in inglese probabilmente sarebbe costretto alla doppia conversione latino->italiano->inglese se non avesse a disposizione le cosiddette categorie grammaticali per conversioni quasi immediate.
E secondariamente, fidatevi: un minimo di bagaglio nozionistico sui tecnicismi spesso aiuta a ridurre di un decimo le definizioni di certe regole grammaticali. Sembra assurdo e difficile dover imparare normi astrusi, inutile alla lunga perchè si tratta solo di dare semplici etichette a concetti che si sanno riconoscere nella loro applicazione. Ma capite che tra ricordare una regola come "I tempi storici usano una consecutio temporum con congiuntivo pf., ppf, parifrastica attiva + essem" e ricordare "la consecutio teporum con pf., ppf, parifrastica attiva + essem si ha in dipendenza una reggente all'indicativo impf., pf., ppf.,..." è molto più facile la prima: basta una espressione, "tempi storici" per ridurre notevolmente gli elenchi di una regola, ad esempio.
Quindi il primo passo per tradurre il latino parte ancora prima che dal foglio con la versione: parte dallo studio, che deve essere sistematico e contare sulla perfetta conoscenza dell'apparato strutturale delle due lingue di interesse.
Che poi a loro volta le modalità espressive della lingua latina in merito a quella determinata categoria vadano sapute è certo: se so cosa è un complemento di fine ma mi ricordo solo un modo su 5 di esprimerlo sono fritta/o perchè nel 99% dei casi il testo latino avrà proprio l'espressione che non ci ricordiamo XD. Certe cose ce le può dire anche il dizionario, è vero (tipo i costrutti verbali, ovverosia che casi regge un verbo) ma esso non ci può dire tutto e certamente non ci dice come si costruisce l'analisi logica di TUTTA UNA FRASE INTERA ( A meno che il dizionario non ti traduca esattamente quel pezzo di versione che hai davanti; e lì è culo! XD) oppure quali sono tutti i modi per esprimere, ad esempio, il complemento e d'età...e se non li ricordiamo tutti magari, proprio quando ci compare davanti, non siamo in grado di riconoscerlo.
Tutto ciò ci spiega anche che il dizionario è solo uno strumento e come tale va usato, non come se solo con esso a fianco fosse possibile capire il latino. La mia prof ci parlava spesso della ansia da dizionario: si tratta di quella patologia che porta allo scartabellare febbrile tra le pagine dell'IL (o di qualunque dizionario latino) che comincia sin da subito non appena ci si trova il foglio della versione davanti.
STRATEGIA SBAGLIATA!
E per dimostrarcelo la professoressa al liceo ci obbligava a tradurre un'ora senza dizionario e solo dopo potevamo usarlo. Inutile sadismo? No. Come era possibile che riuscissimo? In base a quello che dicevo prima: anzitutto dobbiamo capire come si monta la frase in latino, poi capire che vuol dire e solo dopo tradurre.
Ma se non si conoscono le parole, direte, come si fa a capire quali elementi si accordano? Qua casca l'asino e si capisce che la maggior parte delle volte sbagliamo a tradurre proprio per via dell'approccio al testo.
La spiegazione è semplice: spesso ci dimentichiamo che il latino non è altro che una lingua, non una serie di codici astrusi che necessitano di calcoli logaritmici di decrittazione.
La prima cosa dunque è RAGIONARE. Sembra una sciocchezza, ma quel frusciare terrorizzato è il primo sintomo che si sta agendo meccanicamente senza far girare le rotelline del cervello.
Ragionare non vuol dire raccattare pezzi di puzzle di diverso significato (le parole) sul dizionario (molto spesso peraltro dopo aver individuato pressocchè a caso il vocabolo perchè non ci si era manco dati peso di decidere se cercare un verbo o un nome) e unirli a caso, a volte confondendo le categorie grammaticali (aggettivo, sostantivo, predicato) o attaccando aggettivi a nomi solo "perchè a senso ci stanno bene". Se fosse sufficiente tradurre parola per parola e fare un collage a senso basterebbe trovare tutti i significati delle parole latine per poter tradurre correttamente.
Sarebbe bello (forse) ma non è così che funzionano le cose: è sulla base dell'accordo grammaticale che si costruisce la frase ma l'accordo grammaticale a volte esula dalla concordanza dei significati più comuni.
Quello che bisogna fare quindi è eseguire l'analisi grammaticale delle singole parole per poi passare alla analisi logica di esse, sino a costruire la struttura del periodo attraverso l'accordo grammaticale degli elementi e il riconoscimento delle funzioni di significato dei singoli blocchi.
E per tradurre senza dizionario cartaceo non serve averne uno completo in testa. Non è una cosa fattibile, anzitutto: nessuno ha un cervello così potente da avere un intero dizionario e soprattutto mai nessun dizionario sarà così completo da potervi dare tutto il range di significati che una parola può assumere, perchè la lingua si adatta ai contesti e muta il significato di una parola per esprimere di volta in volta concetti sempre leggermente diversi. Ora non sto dicendo che il dizionario non serva, sto dicendo che serve solo dopo Sfatiamo quindi un mito: non serve avere un dizionario in testa per analizzare il latino; il latino grazie alle sue desinenze rende facile riconoscere un verbo da un sostantivo, da una congiunzione o un avverbio e può permettervi di cosa inequivocabilmente va con questo o quell'elemento. Il dizionario vi servirà solo per le radici, molte delle quali è ovvio non le conoscerete ( ma notate, molte sì: se dopo due anni di latino ancora non sapete almeno un significato di un verbo come puto la situazione è grave). Quello che dovete fare quindi è imparare ad analizzare una frase sulla base delle informazioni grammaticali che le diverse parole vi danno e solo dopo costruire il senso compiuto di esse. Se fate il contrario, finirete per accordare le cose a senso, ignorando bellamente gli indizi grammaticali che il latino vi mette a disposizione per capire davvero il contenuto, ossia i casi e le terminazioni di coniugazione verbale. E' questo senso grammaticale la cosa che per prima va ricostruito per capire chi va con cosa...e in ultima battuta quale sia il significato di quella unione
Di fronte al foglio la prima cosa da fare dunque è leggere il testo tutto per intero. Magari non ci capirete nulla di quello che c'è scritto, ma intanto comincerete a inquadrare le parole più comuni, che caso hanno, cosa è verbo e cosa è aggettivo, già individuerete quei vocaboli che mai in vita vostra avete sentito (abbozzerete una analisi grammaticale quindi); e magari nel vostro cervello già cominceranno a formarsi ipotesi di concordanze, rapporti di subordinazioni-coordinazione e pause interne alla frase (che è per l'appunto l'analisi logica e del periodo). Sembra superfluo visto che ci ragionerete dopo, ma non lo è. Anzi, col tempo imparerete che la prima lettura è fondamentale per inquadrare il brano, la sua difficoltà e soprattutto i punti in cui prevedere bisognerà fare parecchia attenzione.Quindi dopo aver letto tutto una o due volte e aver fatto i primi ragionamenti, che poi sono naturali per il cervello, alla lettura, anche molto alla veloce, possiamo passare all'analisi frase per frase con i criteri suddetti di analisi grammaticale-logica-del periodo.
-Individuiamo anzitutto i verbi e le congiunzioni, il primo passo per stabilire coordinate e subordinate.
-Dei verbi tentiamo di capire quali sono nelle principali, poi in base alle congiunzioni soprattutto individuiamo subordinate e coordinate.
-Fatto ciò passiamo a definire il limite delle proposizioni e dire quali complementi stanno con ciascun verbo.
-Per ciascun complemento vediamo di capire da che categorie grammaticali è costituito, se è costituito da un nome, o da un verbo/aggettivo in funzione nominale, se ha attributi o apposizioni.
Possiamo disegnare queste relazioni con uno schema ad albero come quelli che sicuramente a tutti hanno fatto fare pe l'analisi del periodo in italiano. Quello che otterremo è un disegno della nostra frase che ci permetterà di tradurre senza fare confusione e con maggiore semplicità, con la certezza di avere valutato attentamente ogni elemento.
Sembra tempo sprecato: in realtà non è così. Questo è il ragionamento da fare per ogni frase, semplice o complessa. Il meccanismo dovrebbe entrare in voi con la pratica e laiutarvi a creare questa mappa anche solo mentalmente. Dovreste a questo punto trovarvi ad avere analizzato così bene da limitarvi a usare il dizionario per controllare le vostre ipotesi e dare -finalmente- senso fattivo alla frase in teoria costruita. Quella sarà la riprova: se il senso che uscirà accostando i significati vi smentirà, avrete la quasi certezza che qualcosa nella analisi è sbagliata, ma il sistema ad albero vi renderò più facile individuare le possibili soluzioni alternative. Ecco cosa significano frasi come "il latino è l'unica operazione veramente matematica che i giovani eseguono a scuola"; tradotto così, in effetti, il latino è una precisa applicazione del metodo galileiano.Però attenzione: a volte l'analisi che facciamo è giusta e solo il senso ci sfugge, quindi attenzione a non correggere cose giuste ma un po' oscure solo per dargli "maggior senso".
Molti mi potrebbero dire: ma scusa, se alla fine quello che facciamo è vedere se quello che abbiamo ricostruito ci dà senso, non facciamo prima a combinare da subito i significati del dizionario? Da tutto ciò che ho detto dovrebbe essere chiaro che non è così, perchè montare a senso una frase molto spesso vuol dire fraintendere i collegamenti del testo...e quindi sì, si scrivono frasi con un significato, che non c'entra nulla con il senso originale del testo. Chi traduce così finisce per scriver belle storielle e belle frasi che inventa lui perchè l'autore aveva scritto tutt'altro.
Certamente poi lo sappiamo bene, due traduzioni posso essere corrette entrambe ma una molto più bella dell'altra. Quella è però una questione di stile, di eleganza del tradurre, di una migliore proprietà nell'usare le parole e nel rendere il senso che il testo in lingua voleva trasmettere. Purtroppo queste sono caratteristiche che si acquisiscono solo col tempo e con la pratica, nonchè con una buona dose di innata sensibilità e predisposizione personale. Ma tradurre correttamente questo lo possono fare tutti, perchè si tratta di un mero gioco di meccanica applicata tramite ragionamento. Questo sito non vuole insegnarvi l'impossibile-sebbene qualche dritta cercherò di darvela anche in questo senso- ma fidatevi che anche uno schiavo senza cultura avrebbe potuto costruire la frase di un Cicerone che parlava di filosofia. Magari non avrebbe capito un h del senso, ma intanto avrebbe unito i complementi nella giusta maniera. Esattamente come io non capirei nulla se un fisico mi parlasse di quanti e particelle, ma almeno saprei capire cosa in quella frase era il soggetto, il verbo, il complemento oggetto,...Questo è il requisito base per prendere un bel 6: capire la struttura dei periodi. Il contenuto purtroppo si può sempre fraintendere e può farlo anche uno che prende 10...o altrimenti tradurre sarebbe cosa immediata. Senso della struttura e senso delle parole stanno su due piani diversi: sintassi e semantica lessicale.
Voglio dirvi questo in conclusione: che il latino per quanto assurdo vi possa sembrare era una lingua davvero parlata. E per quanto scrivere non è mai come parlare (neanche in italiano e così vale per il latino, perchè nello scrivere si è più arzigogolati e pomposi) la lingua dei romani non è più complessa o difficile di altre, è solo un differente sistema per esprimersi. Analfabeti e persone alfabetizzate si capivano senza che gli analfabeti manco sapessero cosa fosse il complemento oggetto! E vi sorprenderà sapere che alla definizione di tutti i concetti grammaticali gli studiosi di lingua ci sono arrivati ben dopo i primi parlanti...Noi non possiamo imparare così semplicemente per un semplice motivo: loro avevano 24/24 per capire che l'infinito di sum è esse e non sumere esattamente come voi avete avuto la vostra infanzia per capire che l'infinito di "vado" è "andare" non "vadare" o che so io. Ma una volta compreso il meccanismo del latino è un gioco davvero da...analfabeti! Quindi: come ce l'hanno fatta gli antichi, ce la farete anche voi ad imparare. E vedrete che col tempo, addirittura, forse sarà proprio la lettura fatta da voi a darvi la prima indicazione su come procedere per analizzare. Inoltre ricordate una cosa: in base a come leggete il latino, a dove mettete le pause e gli accenti, chi vi ascolta e sa il latino già comprende se voi alla lettura state capendo quello che state leggendo.
Che dire dunque: buona lettura e buona traduzione.
Valete!
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